Toro Seduto e una delle sue frasi.
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"Sitting Bull" in inglese
"Toro Seduto" in italiano
(1830-1890)
Hunkpapa dei Teton Sioux Lakota
Toro Seduto è nato nella Nazione Hunkpapas lungo il Grande Fiume (Bighorn), nelle Black Hills del Dakota. Fu uno dei capi principali che negoziarono il Trattato di Fort Laramie, nel 1868, con il quale gli Stati Uniti si impegnavano ad abbandonare diversi forti e a rispettare l'area sacra delle Black Hills. Toro Seduto era noto come un grande guerriero e in tarda età divenne una guida spirituale. Nel giugno 1876, eseguì la Danza del Sole per trentasei ore consecutive e al termine ebbe una visione secondo la quale le truppe del generale Custer sarebbero state sconfitte nella famosa battaglia di Little Bighorn, in cui il settimo cavalleria fu annientato. Egli disse della battaglia: "Non dite che fu un massacro. Vennero per ucciderci e invece furono loro ad essere uccisi". Toro Seduto ebbe un vasto consenso da parte del suo popolo e rappresentò un ostacolo enorme per gli sforzi dei bianchi di assoggettare i Sioux. Dopo varie vicissitudini, che videro progressivamente ridursi le concessioni ottenute con anni di lotte, Toro Seduto fu assassinato con un colpo alla testa, mentre quarantatre poliziotti indiani rinnegati cercavano di arrestarlo, nel dicembre 1890, pochi giorni prima del massacro di Wounded Knee.
Alcune sue frasi arrivate a noi:
Tatanka Iyotake - Toro Seduto (Nativi Americani, Indiani d'America) |
"La primavera è tornata, il sole ha abbracciato la terra. Presto vedremo i figli del loro amore. Ogni seme, ogni animale si è svegliato. Anche noi siamo stati generati da questa grande forza. Per questo crediamo che anche gli altri uomini e i nostri fratelli animali abbiano il nostro stesso diritto a vivere su questa terra".
"Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non é chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità".
“La vostra gente stima gli uomini quando sono ricchi: perché hanno molte case, molta terra, molte donne... non è così?”
“Si”
“Bene, diciamo allora che il mio popolo mi stima perché sono povero. Questa è la differenza”.
Toro Seduto, ad un giornalista del New York Herald, 16 nov. 1877
"Sono nato sulle Colline Nere (Black Hills), le montagne madri del mio popolo. Mi chiamarono Lento, ma sapevo che un giorno, mi sarei conquistato un altro nome. Allora non sapevo neppure dell'esistenza dei bianchi. Ero un Indiano, e prima ancora di essere indiano, ero un Lakota, e tra i Lakota appartenevo alla tribù guerriera più valorosa: gli Hunkpapa. La nostra fierezza era immensa. I nostri guerrieri erano temuti da tutte le tribù vicine. Il nostro territorio di caccia era enorme, nel cuore delle grandi pianure. Avevamo molti cavalli e il nostro popolo non conosceva la fame da molte lune. Sì, posso dirlo, ero fiero di essere un Lakota, fiero di essere un Hunkpapa (...). A quattordici anni non volli più essere un ragazzo. Non ero molto alto, ma ero forte e vigoroso. Mi sentivo un uomo e tutta la tribù doveva sapere quanto ero coraggioso. Era già passato molto tempo da quando avevo abbattuto da solo il mio primo bisonte, con un arco costruito da mio padre. Così vidi che un gruppo di guerrieri si stava preparando per un'escursione, seppi che era giunto il tempo per farmi notare (...). Guardai i guerrieri che si allontanavano due a due per recarsi al loro appuntamento e quando gli ultimi lasciarono l'accampamento, li seguii senza farmi notare. Ma sulla collina dove si erano radunati, non ero atteso...che cosa ci facevo là? Gli uomini mi ignorarono in silenzio. Come dovevo essere ridicolo, col mio piccolo arco buono solo per cacciare uccellini. Mio padre mi si avvicinò; tenendo il mio pony per la criniera gli dissi "Veniamo anche noi". Vidi nel suo sguardo che era fiero di me. Mi disse solo: "Hai un buon cavallo. Cerca di fare qualcosa di valoroso". Quindi mi diede un 'bastone da colpi', una lunga asta con l'estremità ricurva, sulla quale erano attaccate delle piume d'aquila.
Era l'arma suprema del coraggio (...). Avevamo cavalcato a lungo, quando un esploratore ci avvertì che una banda di Crow stava venendo verso di noi. Quindi ci appostammo dietro una collina per prepararci al combattimento. Dipinsi il mio corpo di giallo e il mio pony col rosso di guerra. Gli altri non prestavano attenzione a ciò che facevo. Alcuni coprivano la bocca e le narici dei loro cavalli con l'erba di medicina per renderli veloci come il vento. Altri, con lo scudo al braccio e il corpo nudo attendevano il segnale. "Hoka Hey!". Spronando il mio pony coi talloni, sfrecciai dritto verso i nemici, col mio bastone da colpi in mano. Dopo un attimo di stupore, anche i guerrieri della nostra banda caricarono per non restare indietro. Ma avevo un buon vantaggio e la mia cavalcatura era veloce. Ero in testa al gruppo. Ci stavamo avventando sui Crow; colti di sorpresa, si diedero alla fuga. Mi lanciai all'inseguimento come un pazzo, incosciente come poteva esserlo un giovane Hunkpapa. Uno dei nemici capì che l'avrei raggiunto presto e scese a terra per incoccare una freccia. Ma nel mio cuore e nella mia testa non m'importava nulla di quell'arco e quella freccia! Avevo sete di gloria, sete di combattere. Mi scagliai su di lui, mi porsi e lo colpii violentemente all'avambraccio nel momento in cui tese il suo arco. La freccia volò in cielo. Io gridai e urlai a pieni polmoni; "On hey! Io, Lento, l'ho battuto!". Altri guerrieri riuscirono a raggiungere dei Crow in fuga e quel giorno vi furono famosi combattimenti. Poi radunammo i trofei, prima di rientrare al nostro accampamento.Giunti in prossimità dei tipì, ci fermammo per attendere l'alba, quindi, con frastuono di zoccoli, il nostro gruppo entrò nell'accampamento gridando vittoria. I cavalli girarono attorno alle capanne e ogni valoroso gridò a voce alta le azioni brillanti di cui era stato capace. Io restai indietro, perché non ero ancora un vero guerriero, ma mio padre venne a cercarmi. Mi mise tra i capelli una penna d'aquila - la penna che ha già toccato le nuvole! - e mi ricoprì da capo a piedi con i colori della vittoria. Quindi mi fece salire su un magnifico cavallo e mi portò con lui gridando: "Mio figlio ha battuto il nemico. E' valoroso. Gli do il nome di Tatanka Iyotake, Toro Seduto!". Non abbassai lo sguardo; al contrario, guardai fiero davanti a me. Meritavo la ricompensa. Non ero stato solo un valoroso che si era mostrato coraggioso, ero stato il primo a toccare il nemico. Quella sera partecipai alla danza della vittoria e mostrai molte volte come avevo battuto il Crow mentre puntava la sua freccia su di me. Mio padre offrì due cavalli in mio onore. Il mio cuore volava come il falco. Le grida delle ragazze, gli applausi degli uomini, gli sguardi di tutti mi montarono la testa e mi inebriarono (...). Mi ero guadagnato un nuovo nome, Toro Seduto, un nome sacro del quale mio padre mi aveva considerato degno. Pronunciai questo nome nella testa e sentii penetrare dentro di me la forza e lo spirito del bisonte, che da allora non mi lasciò più. Non era un nome come gli altri, era stato dato a mio padre da un bisonte che si era avvicinato al bivacco allestito con tre compagni di caccia. Il vecchio bisonte, col capo chino verso l'erba mormorava incessantemente: "Bisonte Seduto, Bisonte che Salta, Bisonte che Monta, Bisonte Solitario...rappresentano i quattro stadi della vita del bisonte". Mio padre era anche uno sciamano rispettato e aveva una grande conoscenza delle cose sacre. Prese per sé il nome di Bisonte Seduto, ma dopo la prima prodezza lo donò a me, per chiamarsi poi fino alla morte Bisonte che Salta. Nel mondo dello Spirito nulla viene lasciato al caso. So che se mi è stato dato il nome del Bisonte, è per vegliare sul mio popolo come il Sole-Bisonte veglia sugli uomini (...). Dopo la mia prima prodezza da guerriero, mio padre mi portò con sé sulle colline: "La forza del braccio e il coraggio sono grandi cose, ma non sono nulla senza l'aiuto di una 'visione'. Solo una visione ti concederà alleati tra le creature del cielo, dell'acqua e della terra. Un uomo senza visione è un uomo senza potere". Quindi mi condusse da Sognatore del Sole, il più grande sciamano. Poteva trasformarsi in un animale, sapeva predire il futuro e comandava la pioggia. Lui e mio padre mi prepararono a quella che doveva essere la mia prima visione (...). Poco a poco, le pietre, gli alberi, gli animali, tutto il piccolo mondo che mi circondava divenne propizio per la visione.Non lo vedevo con gli occhi dell'abitudine. Avevo l'impressione di comprendere e di divenire di volta in volta la potenza delle rocce, il tronco rugoso degli alberi o le code rosse che volavano sui cedri. E' una cosa difficile da spiegare, ma vedevo tutte le creature dell'universo in una maniera sacra. E sentivo le loro voci che supplicavano con me. Il vento soffiava: "Verrà la voce del Grande Mistero", e i rami che sterminavo ripetevano senza sosta: "Si verrà, verrà, la voce sacra". Il sole si levò, ma non sapevo più se era l'alba del primo o del secondo giorno. Il tempo sembrava non esistere più, mentre la mia invocazione era diventata rauca come quella di un animale. All'improvviso, un'aquila maculata apparve in cielo da ovest e si mise a volteggiare sopra di me, come fossi stato la preda sulla quale gettarsi. Non era che un punto tra le nuvole, ma i miei occhi potevano vedere ciascuna delle sue piume, il globo lucido del suo occhio e i suoi artigli. Ogni cerchio che compiva mi aspirava sempre più, finché mi trascinò con sé in cielo. Non sapevo più se ero io stesso o se ero l'aquila. Tra le mie braccia sentivo il fruscio dell'aria e vidi le quattro pertiche ornate coi nastri sacri allungarsi a dismisura. L'aquila e il vento cantavano all'unisono: "Mio padre mi ha donato questa Nazione; è un duro compito proteggerla!", e la mia bocca ripeteva le stesse parole. Pronunciandole, sentii il 'potere' invadermi e sommergermi, spingendo su di me come la pelle nuova di serpente. I miei occhi risplendevano di lacrime, mentre comprendevo il significato profondo di quelle parole. Sapevo che quella sarebbe stata la gloria, ma sarebbe stato anche dolore (...). Come il bisonte, l'aquila è un animale sacro. Le sue piume sono paragonabili ai raggi del sole e le sue ali le permettono di volare così in alto da poter avvicinare Wakan Tanka ed esserne messaggera. Quel giorno, con la voce dell'aquila, il Grande Spirito mi confidò il destino del mio popolo. M'avvertì in anticipo che sarebbe stata una missione difficile (...). Nei giorni difficili non sono i forti a soffrire di più, ma i deboli, che si ritrovano ogni giorno sempre più bisognosi. Un capo deve sapere ascoltare la sua gente, soprattutto i più indifesi. E' a loro che deve pensare, non alla sua gloria personale. Io, che ero pazzo per la guerra, calmo ora la mia collera e la mia sete di combattere per diventare poco a poco un seguace della pace (...). La pace con l'uomo bianco è durata circa otto anni, perché l'uomo rosso è paziente. I bianchi hanno rispettato solo a metà le parole del trattato e noi abbiamo chiuso un occhio (...). Io, Toro Seduto, so sopportare con pazienza, ma quando la misura è colma, guai a chi mi ha fatto salire il fuoco alla testa! Ho riunito il Gran Consiglio, ho chiamato tutta la mia gente alla guerra e ho inviato messaggeri ovunque: "Siamo in guerra, unitevi a me al mio accampamento, uniamoci per una grande battaglia contro i soldati!". Dalle colline, dalle montagne, dai confini della prateria, i guerrieri mi raggiunsero a migliaia. Al di là delle nostre differenze, siamo tutti fratelli, e i fratelli si radunano per cacciare il lupo quando si avvicina troppo al tipì. Gli Oglala di Cavallo Pazzo, I Minniconjou di Luna Nera, i Cheyenne di Cavallo Piccolo, gli Arapaho, gli Yanktonais, i Piedi Neri, i Cheyenne del Sud...gli indomiti Santee di Inkpaduta e anche alcuni Brulè che disconobbero il loro capo Coda Maculata. Tutti risposero all'appello della guerra. Giovani valorosi bramosi di combattere, vecchi guerrieri dal passato glorioso e intere famiglie lasciate a morire di fame nelle 'agenzie' dell'uomo bianco. Solo gli Oglala di Nuvola Rossa furono sordi al richiamo, ma Jack, figlio del capo, ci raggiunse senza ascoltare suo padre. L'accampamento non smetteva di crescere e non si contavano le danze e le feste che si tenevano ogni giorno. Gli amici si ritrovavano. Bande di ragazzini andavano e venivano sui loro pony. Le ragazze cercavano quadrifogli nella prateria, come portafortuna per quando i giovani cercano la loro compagna. Eravamo come sciami d'api ronzanti e ogni arrivo di un nuovo gruppo era salutato dagli annunci degli urlatori e dal chiasso di coloro che si ritrovavano.Ma venne il momento di affilare i coltelli e di fabbricare punte per le frecce. Venne il momento di prepararci a combattere. Due Lune venne scelto per comandare i Cheyenne, mentre io avrei guidato i Lakota. Così decise il Consiglio. Poco dopo feci trasferire l'accampamento in un luogo propizio per una grande Danza del Sole. Era l'epoca in cui il Sole è più alto e tutte le forze della vita sono più potenti. Vi erano tutte le condizioni per una buona Danza che rafforzasse il mio popolo. Fui designato per guidare la cerimonia e fu senza dubbio una delle più grandi Danze del Sole mai eseguite dalla mia gente. La fierezza invase il mio cuore vedendo il gran numero di guerrieri ai quali venivano dipinti di rosso mani e piedi. Avendo fatto voto di offrire al Grande Mistero una copertura scarlatta, avanzai a torso nudo fino al luogo sacro. Là, davanti a tutti, mio fratello Bisonte che Salta procedette con l'offerta. Con un coltello e un punzone, tagliò cinquanta pezzi di carne da ciascuna delle mie braccia, mentre salmodiavo delle preghiere. L'offerta del proprio corpo è l'unica che possiamo fare a Wakan Tanka, perché solo il nostro corpo ci appartiene. Possiamo sacrificare degli animali o far bruciare del tabacco e delle erbe. Ma non sono cose che ci appartengono veramente. Ecco perché il Grande Spirito ascolta coloro che gli offrono la loro carne. In questo modo, nulla di buono viene senza dolore. Non vi è primavera senza il freddo dell'inverno che purifica il terreno. Per germogliare, il seme deve perforare il suolo. Quindi danzai fissando il Sole, mentre il sangue colava dalle mie ferite. Ho danzato fino al crepuscolo, tra il frastuono dei tamburi e dei sonagli, in compagnia di tutti i giovani valorosi che offrivano la loro sofferenza per la vita della Nazione. Ho danzato tutta la notte e tutto il giorno seguente, fino all'ora in cui il sole si trovava dritto sopra gli uomini. Il mio spirito non mi apparteneva più e volò oltre le nuvole. Vidi le giubbe blu che arrivavano come un branco di locuste, con la testa in basso perdendo i loro capelli. Caddero proprio nel nostro accampamento. Una voce parlò alla mia testa: "Te li regalo, perché non hanno orecchi". Sorrisi, poi morii in un istante. Credo sia stato Luna Nera che mi stese a terra e mi spruzzò con acqua fresca. Quando ritornai tra i vivi, raccontai la mia visione e tutti si rallegrarono. Se i bianchi erano a testa in giù significava che sarebbero morti. Wakan Tanka aveva accettato la mia offerta; eravamo sotto la sua protezione. Ma avvertii i miei: i bianchi che sarebbero morti in battaglia erano un dono del cielo. Non avremmo dovuto spogliarli, né prendere i loro cavalli, altrimenti la maledizione si sarebbe abbattuta su di noi. Guai a chi brama le ricchezze dell'uomo bianco! (...). Poco dopo, vi fu una grande battaglia in cui massacrammo le truppe di Capelli Lunghi (Custer, n.d.e). Ancora oggi, i bianchi cercano di capire perché abbiamo vinto quel giorno, ma io so che la protezione del Grande Spirito ci guidò e che il nostro popolo si batté per una giusta causa. Le giubbe blu non sono uomini come noi. Combattono perché è il loro mestiere e non hanno nulla da difendere (...). A Forte Buford ho ceduto le armi e i cavalli...quei cavalli sui quali ho galoppato a lungo, battendo i miei nemici. Non ho avuto il coraggio di farlo da solo. E' stato mio figlio Piede di Corvo che l'ha fatto per me (...). Qualche luna fa ho visitato la città più grande dell'uomo bianco e i prodigi che può offrire mi hanno riempito di ammirazione. Ma per le vie della città ho visto dei bambini che tendevano la mano come mendicanti. E' stata una visione così miserabile che il cuore mi doleva e ho dato loro i pochi soldi che avevo in tasca. Come potranno i bianchi prendersi cura dell'uomo rosso se lasciano morire in miseria i loro stessi figli? Sembra che a loro interessino solo il potere e il denaro! Il loro appetito non ha limiti. A loro non basta prendere le nostre colline e le nostre praterie, vogliono rubarci anche l'anima. Mandano i nostri figli nelle loro scuole affinché imparino a vivere come loro. Vogliono che ascoltiamo le parole del loro Dio scritte in un libro, ma il nostro libro sacro sono il vento, la pioggia e le stelle. Vogliono che diventiamo contadini che lavorano per loro. Porto il nome del bisonte e non sarò mai come un animale domestico rinchiuso. Vogliano che dimentichiamo il potere del cerchio per vivere nelle loro case quadrate; che rinunciamo alle nostre danze e alla nostra 'medicina'. E alcuni dei nostri sono così disperati che si prestano ad abbandonare la 'via rossa'. I nostri fratelli dimenticano le forze che sono state in nostro potere: il bisonte, la pipa e il cerchio. E quelle forze ci abbandonano... Il mondo dell'uomo bianco ha l'insolenza dei guerrieri vittoriosi. Ma solo la pietra dura nel tempo. Può darsi che un giorno il 'potere' dell'uomo bianco rinasca, come un albero congelato che ricresce dalle sue radici..." Tatanka Iyotake - Toro Seduto, Lakota Teton Hunkpapa.
Toro Seduto con penna d'Aquila Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Nella cultura dei Nativi Americani la penna d'uccello rappresenta la connessione con il Cielo, la casa del Grande Spirito, e gli uomini di pace portano fra i capelli penne che sono rivolte verso il basso, la Terra. Le penne più sacre sono quelle dell'aquila, poiché essa è quella che vola più in alto ed è perciò più in connessione con il Grande Spirito, per questo ogni oggetto che è prodotto con penne e piume è sacro, e di pace con le penne rivolte verso la Terra. Nella foto qui a fianco, il messaggio subliminale di Toro Seduto, con la penna d'aquila fra i capelli dritta e diretta al cielo, è che lui non è esattamente un uomo di pace...
Ma ecco come la pensano i Nativi Americani a proposito della guerra: "...una delle arti della maggior parte dei Nativi Americani, ancora più importante della coltivazione e della caccia, fu la guerra. Il fine ultimo della guerra per gli Europei era la morte e la distruzione; per i Nativi Americani il fine era l'onore. Ma cosa accadeva durante le scorrerie (le guerre) dei Nativi? Una volta che le due parti si trovavano una di fronte all'altra, era un susseguirsi di grida, salti, provocazioni, finti attacchi, con una ferita qua e là, e ogni tanto un morto. Successivamente, dopo che l'onore della tribù era stato difeso e il coraggio individuale dei suoi membri provato, ciascuno lanciava le ultime urla, prima di tornare a casa. Ci furono, in realtà, alcuni scontri particolarmente cruenti e alcuni massacri. Ma si trattò di rare eccezioni. I Nativi partecipavano a molte scorribande di questo genere, durante le quali raramente morivano più di un uomo o due. Il desiderio di rubare cavalli era solitamente il pretesto che spingeva gli indiani a confrontarsi, ma, in realtà, il movente effettivo era proprio il bisogno dei guerrieri, soprattutto dei più giovani, di dimostrare il proprio coraggio. C'era infatti il Counting Stik, il “Bastone del colpo che da importanza”, con cui si toccava il nemico, e questo esprimeva il massimo coraggio per il guerriero.
Ma ecco come la pensano i Nativi Americani a proposito della guerra: "...una delle arti della maggior parte dei Nativi Americani, ancora più importante della coltivazione e della caccia, fu la guerra. Il fine ultimo della guerra per gli Europei era la morte e la distruzione; per i Nativi Americani il fine era l'onore. Ma cosa accadeva durante le scorrerie (le guerre) dei Nativi? Una volta che le due parti si trovavano una di fronte all'altra, era un susseguirsi di grida, salti, provocazioni, finti attacchi, con una ferita qua e là, e ogni tanto un morto. Successivamente, dopo che l'onore della tribù era stato difeso e il coraggio individuale dei suoi membri provato, ciascuno lanciava le ultime urla, prima di tornare a casa. Ci furono, in realtà, alcuni scontri particolarmente cruenti e alcuni massacri. Ma si trattò di rare eccezioni. I Nativi partecipavano a molte scorribande di questo genere, durante le quali raramente morivano più di un uomo o due. Il desiderio di rubare cavalli era solitamente il pretesto che spingeva gli indiani a confrontarsi, ma, in realtà, il movente effettivo era proprio il bisogno dei guerrieri, soprattutto dei più giovani, di dimostrare il proprio coraggio. C'era infatti il Counting Stik, il “Bastone del colpo che da importanza”, con cui si toccava il nemico, e questo esprimeva il massimo coraggio per il guerriero.
Carta dei territori Lakota con i fiumi Yallowstone, Big Horn, Little Big Horn, Powder, Missouri Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Benché la morte sia un aspetto inseparabile dalla guerra, con la venuta dell'uomo bianco l'onore fu grossolanamente scambiato con la smania di distruggere. Nella guerra, spesso crudele fra Stati Uniti e Nativi Americani, una delle più grandi vittorie ottenute dagli uomini rossi fu nel luogo conosciuto dai Dakota come Greasy Grass River e dai Crows come Little Big Horn. La vittoria fu nel 1886 e gli Stati Uniti, durante la celebrazione del centenario, erano irritati per il "massacro" perpetrato da Toro Seduto con Gall e gli Hunkpapa, e Cavallo Pazzo con gli Oglala e Minneconjou, Sans Arc, Piedi Neri, Shyela, Santee e Yanktonai. La battaglia finì in meno di un'ora. Le truppe Statunitensi morirono fino all'ultimo uomo. Il loro capo era un giovane temerario conosciuto come George Armstrong Custer. Fu il momento più alto della resistenza dei Nativi e fu anche l'inizio della fine. Il governo degli Stati Uniti decise che era ora di andare tutti contro i sanguinari selvaggi..."
Da http://it.wikipedia.org/wiki/Toro_Seduto: Toro Seduto è stato un famoso capo indiano americano (chiamato anche Húŋkešni, cioè "Lento", a causa della sua abitudine di ben riflettere prima d'agire); è ricordato nella storia americana e dei nativi per aver mobilitato più di 3.500 guerrieri Sioux e Cheyenne nella famosa Battaglia di Little Bighorn, dove ottenne una schiacciante vittoria sul colonnello George Armstrong Custer del Settimo cavalleggeri, il 25 giugno 1876.
Toro Seduto |
Infanzia - Toro Seduto nacque col nome Hoka-Psíca (Tasso Saltante), ma alcuni membri della sua tribù capirono che era un nome provvisorio. Già suo padre si chiamava anche lui "Toro Seduto"), dal quale il figlio prese il nome più tardi. All'età di 14 anni, Toro Seduto partecipò ad una spedizione di guerra, dove conobbe i guerrieri Crow. Riuscì a raggiungere uno dei guerrieri durante la loro ritirata e riuscì a batterlo mentre cavalcava. Per questo, Toro Seduto si guadagnò una penna di aquila bianca, simbolo di una prima azione coraggiosa e, nello stesso tempo, assunse il nome del padre. Il padre cambiò, a sua volta, nome in "Toro Saltante".
Matrimonio e famiglia - Non è chiara la storia della famiglia di Toro Seduto. Al suo primo matrimonio, probabilmente avvenuto nel 1851, chiamò la sua sposa Porta Affascinante o Capelli Lucenti. Nel 1857, la moglie partorì un figlio (che morì in età giovane a causa di una rara malattia); Capelli Lucenti morì durante il parto. Toro Seduto decise di adottare suo nipote, di nome "Un Toro", dopo la morte del suo primo figlio. Nel 1857, Toro Seduto adottò un giovane Assiniboine come fratello e si fece presto notare come Toro Saltante (in onore del padre di Toro Seduto).
Status come sant'uomo - Toro Seduto divenne un sant'uomo Sioux (o uomo saggio Sioux), detto wap íya wic aṡa, durante i suoi primi vent'anni. Le sue responsabilità come sant'uomo inclusero la comprensione dei rituali e dei complessi religiosi e delle credenze Sioux; conobbe anche alcuni naturali fenomeni riferiti alle credenze Sioux. Fu riconosciuto a Toro Seduto che aveva il potere di portare infiniti benefici alla sua gente. Toro Seduto conobbe anche tecniche di guarigione con erbe medicinali, sebbene non fosse un uomo di medicina.
A causa del suo status di wap íya wic aṡa, Toro Seduto era un membro della Buffalo Society, una società legata alla caccia del bufalo. Fu anche membro dell'Heyoka, una società per quelli che praticavano la danza della pioggia.
Mappa dei territori Lakota con i fiumi, i forti, le piste e le battaglie. Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Guerra Dakota del 1862 e sue conseguenze - Come risultato delle violazioni del trattato degli Stati Uniti, durante gli anni '50 e '60 del XIX secolo, compagnie guerriere Sioux aumentarono in modo crescente a causa dei coloni bianchi e commercianti insidiatisi nei loro territori. Il 17 agosto 1862, scoppiò un conflitto tra alcuni cacciatori Sioux e coloni bianchi, nel Minnesota meridionale. Questo conflitto si concluse con la sconfitta dei Sioux, verso la fine del 1862, dopodiché essi furono costretti a lasciare il Minnesota.
I Sioux furono grandi protagonisti di numerose guerre; alcuni sopravvissuti dell'ultima guerra nel Minnesota, rifiutata la resa nei confronti dell'esercito degli Stati Uniti, si trasferirono lungo il fiume Missouri, prendendo il controllo della zona ed ampliando il territorio Sioux nel 1863, quando alcuni guerrieri Hunkpapa si unirono a questi rifugiati. Malgrado la loro unione, il Colonnello Henry Sibley li sconfisse nella Battaglia di Dead Buffalo Lake, il 26 luglio 1863 e nella Battaglia di Stony Lake, il 28 luglio 1863. Toro Seduto probabilmente partecipò in entrambe le battaglie, prendendo parte fra i guerrieri Hunkpapa anche alla Battaglia di Whitestone Hill, il 3 settembre 1863. Come nelle precedenti battaglie, l'esercito statunitense prevalse, uccidendo approssimativamente 100 Sioux e catturandone circa 160.
Gli Hunkpapa si ritirarono dopo questa sconfitta, sebbene fossero consapevoli delle future intenzioni dell'esercito militare. Nel giugno 1864, il Generale Alfred Sully mobilitò le sue forze militari, conducendole fuori da Fort Sully (distante alcune miglia a sud di Fort Pierre, Dakota del Sud). Molti condottieri Sioux occuparono la zona ai piedi delle Killdeer Mountains, cercando di anticipare l'avanzata militare sul fiume Cannonball. Fra i guerrieri indiani, vi erano presenti non solo Toro Seduto, ma anche suo nipote Toro Bianco, per quest'ultimo era la sua prima battaglia.
La Battaglia di Killdeer Mountain, ebbe luogo il 28 luglio 1864; i Sioux attaccarono per primi, ma furono nettamente sconfitti dall'azione combinata dell'artiglieria e dei soldati. Lo zio di Toro Seduto, Quattro Corna, fu ferito, ma riuscì a sopravvivere e i Sioux si ritirarono. I Sioux attaccarono nuovamente le forze militari, dal 7 al 9 agosto 1864 e furono sconfitti di nuovo. Toro Seduto incoraggiò le forze Sioux a riprendere le armi e come risultato delle sue dichiarazioni di guerra, i Sioux attaccarono sempre più decisamente le forze militari, fino alle Badlands. Dopo la guerra, molti guerrieri lasciarono le loro abitazioni e Toro Seduto, con un gruppo di Hunkpapa, si trasferì nel Sud-Est.
Il 2 settembre 1864, Toro Seduto ed i suoi guerrieri attaccarono un treno che trasportava emigranti ma fu attaccato a sua volta dal Capitano James L. Fisk, che percorreva i territori dei Sioux. Toro Seduto venne ferito all'anca e si ritirò dalle guerre, ma solo temporaneamente, vivendo essenzialmente di caccia del bufalo. Questa pausa, però, determinò un'ulteriore infiltrazione di bianchi nelle terre Sioux.
Red Cloud - Nuvola Rossa,
"statista" Lakota
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Fort Berthold, Fort Stevenson e Fort Buford, tra il 1865 ed il 1868; nel frattempo, Nuvola Rossa (in lakota Mahpiya Luta), leader della famiglia Sioux Oglala, comandò di attaccare sulla Contea di Powder River e fu accompagnato dallo stesso Toro Seduto in tutta la regione settentrionale, dove scorre il Fiume Missouri.
Dai primi del 1868, il governo statunitense assegnò diverse sistemazioni per i Sioux, a seguito della Guerra di Nuvola Rossa; dopo la vittoria sull'esercito statunitense, Nuvola Rossa pretese di ottenere e controllare i territori di Fort Philip Kearny e Fort C. F. Smith, i quali furono abbandonati dai bianchi. Alcuni alleati degli Hunkpapa (come i Piedi Neri ed i Yankton Sioux) firmarono il famoso Trattato di Fort Laramie, trattato di pace del 2 luglio 1868, a Fort Rice (vicino a Bismarck, Dakota del Nord). Comunque, Toro Seduto non accettò il trattato e continuò ad attaccare nell'area settentrionale del Missouri, fino al 1870.
Carta delle Black Hills (Nativi Americani, Indiani d'America) Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Guerra delle Black Hills (Paha Sapa ) - Toro Seduto continuò ad attaccare gli emigranti bianchi; attaccò anche la linea ferroviaria del Pacifico Settentrionale, cercando di riconquistare le terre Hunkpapa, nel 1871. La resistenza Sioux fu molto dura e nel 1872 i sopravvissuti bianchi furono salvati dalle truppe federali.
Questi continui attacchi, da parte dei guerriglieri Sioux di Toro Seduto, scatenarono il famoso Panico del 1873, il quale portò al fallimento la linea ferroviaria del Pacifico Settentrionale. Non fu infatti più possibile completare questa linea in territorio Sioux, ma, in compenso, fu possibile rinvenire alcuni giacimenti auriferi, presso le Black Hills ("Colline Nere", in lakota "Paha Sapa" o "Ĥe Sapa"). Una spedizione militare, condotta nel 1874 dal Tenente Colonnello George Armstrong Custer, lasciò Fort Abraham Lincoln per poter esplorare questo territorio e cercare un'ubicazione appropriata per un forte militare. Quando Custer annunciò il ritrovamento, determinò il Giunco d'Oro delle Black Hills, cioè l'arrivo in grande numero di vari scopritori e le tensioni tra Sioux e bianchi aumentarono al fine che si dovette decidere a chi assegnare questo territorio.
Anche se Toro Seduto non attaccò la spedizione di Custer, il governo aprì una base vicino alle Black Hills, ignorando che esse erano territorio Sioux. Nel novembre 1875, il governo ordinò di eliminare tutti i Sioux qualora si fossero rivoltati contro i bianchi; l'ostilità dei Sioux crebbe al fine che il 1º febbraio 1876 i Sioux e Toro Seduto dichiararono pertanto una nuova guerra.
Battaglia del Little Bighorn - Il Colonnello Custer, veterano della Guerra di Secessione, era un ufficiale ambizioso, che sperava di candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti ai primi anni '70 del XIX secolo. Non solo si guadagnò grande fama nella Guerra di Secessione, ma anche nelle battaglie contro i Sioux. Fu facilmente notato sia fra i bianchi che tra i nativi americani, contro i quali condusse numerose offensive.
Toro Seduto decise di ampliare gli attacchi sui bianchi, che occupavano le terre Sioux. Dalla meta del 1870, Toro Seduto si guadagnò grande rispetto fra varie popolazioni, come i Cheyenne del Nord e gli Arapaho del Nord.
Il 25 giugno 1876, il Settimo Cavalleggeri della fanteria di Custer, capitanata dal Generale Alfred Howe Terry, attaccò alcune tribù native sul loro campo, presso il fiume Little Bighorn, dove prospettavano una imminente vittoria sui "pellerossa". L'esercito statunitense ignorò fin da principio che nella battaglia erano schierati più di 3.500 Sioux di Toro Seduto, Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa, alleati con i Cheyenne. L'attacco dei nativi fu deciso e i soldati statunitensi vennero inesorabilmente uccisi. I nativi, per canto loro, soffrirono meno perdite. Il numero di militari scese drasticamente e Custer fu costretto a far ripiegare le poche truppe sopravvissute. Le tribù condussero poi un contrattacco contro i soldati su una cresta vicina, annichilendo ulteriormente i soldati; Custer fu tra gli ultimi ad essere ucciso.
Toro Seduto non partecipò di persona alla battaglia. Furono, in particolare, i capi Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo, spronati dal sogno che aveva avuto lo stesso Toro Seduto riguardo ad un gruppo di soldati americani che, secondo alcuni, erano giunti per caso nel loro accampamento. Alla morte di Custer, i Sioux fecero capire al governo statunitense di aver comunque rispettato il Trattato di Fort Laramie, stipulato nel 1868. Il governo statunitense dichiarò di non sentirsi più vincolato dal Trattato di Fort Laramie e, nel 1877, decise di intraprendere nuove irruzioni nelle terre Sioux, costringendo molti nativi americani ad arrendersi. Toro Seduto, accusato di aver scatenato il massacro, rifiutò di arrendersi e, nel maggio 1877, si trasferì con la sua tribù nello Saskatchewan, in Canada, dove rimase in esilio per molti anni ai piedi della Wood Mountain, rifiutando il perdono presidenziale e l'opportunità di ritornare.
Toro Seduto |
Resa - Fame e malanni forzarono Toro Seduto, la sua famiglia e quasi 200 suoi seguaci, a tornare negli Stati Uniti, dove fu inoltre costretto ad arrendersi il 19 luglio 1881. Il giorno successivo, Toro Seduto e suo figlio Piede di Corvo, furono arrestati e condotti a Fort Buford; il governo concesse loro, tuttavia, l'amnistia. Ormai non più in grado di condurre altre guerre, Toro Seduto ammise ai soldati statunitensi di averli sempre ammirati per la loro resistenza, al fine di poter, eventualmente, un giorno unire le sue forze indiane con quelle dei bianchi e di considerarli amici. Due settimane più tardi, Toro Seduto ed il figlio furono trasferiti a Fort Yates, alla Riserva Indiana di Standing Rock, insieme con altri 185 Sioux.
Gli ufficiali dell'esercito ritenevano che il capo degli Hunkpapa avrebbe usato la sua presenza a Fort Yates per richiamare alcune popolazioni alleate per liberarlo. Di conseguenza, un militare suggerì di trasferire lui ed i suoi seguaci a Fort Randall, per tenerli come prigionieri di guerra. Da 185, i prigionieri Sioux passarono a 172, i quali furono trasferiti a Fort Randall, dove passarono i successivi 20 mesi. Dopo diverse richieste, fu finalmente permesso a Toro Seduto di ritornare alla Riserva Indiana di Standing Rock insieme ai suoi uomini, nel maggio 1883.
In assenza di Toro Seduto, il governo statunitense ne approfittò per completare ed inaugurare la ferrovia di wall street del Pacifico Settentrionale, nel 1884.
Toro Seduto stette con il circo Barnum solo per quattro mesi, dopodiché ritornò nella sua tribù del South Dakota. In quel periodo, era divenuto una celebrità, firmando molti autografi e donando i soldi che riceveva ai senzatetto e ai mendicanti. Toro Seduto comprese che i suoi nemici non furono più solo i militari statunitensi, ma anche alcuni coloni che incontrò durante i suoi spostamenti con il circo Barnum; infatti, notò che erano più avanzati tecnologicamente e considerò questa gente come indemoniata. Toro Seduto si rese conto che anche i suoi Sioux sarebbero stati influenzati da questi bianchi se avessero continuato a lottare.
Morte e sepoltura - Toro Seduto ritornò nella Riserva Indiana di Standing Rock nel South Dakota. Temendo che Toro Seduto progettasse di fuggire dalla Riserva assieme ai praticanti della Danza degli spiriti, le autorità della Polizia decisero di arrestarlo con alcuni suoi uomini, anche se Toro Seduto non era loro sostenitore. Durante una lotta, generatasi sia tra i pellerossa che tra Polizia locale, il 15 dicembre 1890, Toro Seduto e suo figlio Piede di Corvo vennero assassinati da colpi di pistola di alcuni componenti della Polizia; in seguito, tutta la Polizia coinvolta nella rissa venne radiata dal comando. Il corpo di Toro Seduto venne sepolto vicino a Fort Yates, ma nel 1953, la sua salma fu riesumata e trasferita vicino a Mobridge, sempre nel South Dakota, per volontà di popolazioni locali Sioux. Alcuni Sioux, tutt'oggi, continuano a discutere sul fatto che quella salma non apparteneva a Toro Seduto.
Lascito - A seguito della sua morte, la sua cabina sul Grande Fiume fu mostrata a Chicago, per divenire parte del World's Columbian Exposition, nel 1893. Più tardi, Toro Seduto venne ritratto da molti attori di Hollywood, nei film:Toro Seduto: L'ostile capo indiano (1914), Toro Seduto al Massacro di Spirit Lake (1927), La Strage del 7º cavalleggeri (1954), Buffalo Bill e gli indiani (1976), Il mio cuore è sepolto a Wounded Knee (2007), L'ultimo pellerossa (2007).
Col passare del tempo, la popolarità mondiale di Toro Seduto crebbe sempre più. A Legoland, in Danimarca, attualmente contiene una scultura di Lego di Toro Seduto, la più grande scultura del parco. Il 14 settembre 1989, il servizio postale degli Stati Uniti rilasciò un francobollo che rappresenta un'immagine di Toro Seduto, con una denominazione di 28 ¢. Il 6 marzo 1996, il consiglio tribale Sioux del Standing Rock votò a cambiare il nome l'Università di Standing Rock (precedentemente Università Comunale di Standing Rock) come Università di Toro Seduto, in onore del famoso capo indiano Hunkpapa.
Toro Seduto e una frase celebre inerente i Nativi Americani |
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